Saverio Bafaro
da Poesie del terrore
Estetica non-aristotelica
Noi che abbiamo scelto il Brutto
e letto al contrario il libro dello Stagirita
conosciamo i risvolti
dell’armonico divenuto sghembo
del calmo divenuto irrequieto
del limpido divenuto oscuro
dell’ordine divenuto caos
del simmetrico non più tale
delle proporzioni volutamente saltate
C’è un buco
nella foglia d’Autunno
che dà dall’altra parte
Le case attendono
più in là della notte
basse lungo i binari
sanguina l’occhio
della sola finestra accesa
come un lume maligno
Le case attendono
più in là della notte
basse lungo i binari
schiere di serpi scacciate dalle chiese
contorcersi e sputare verdi bave
Le case attendono
più in là della notte
basse lungo i binari
le ruote dei vagoni-fantasma
sfrecciare invisibili e crudeli
La pianta del basilico
Tanto odorosa
la pianta del basilico
cresciuta alla luce
del mio mare,
un poco meno
la testa seppellita
nel vaso
orbite riempite
di terra bruna
estratte dal Sogno
e date in pasto ai vermi:
«Mangiate piano l’amore integro,
mangiate piano l’amore vero!»
Dentro e fuori
vedo ogni giorno
in segreto
lo strazio e il fiore
la dipartita e la vicinanza
la mia contromossa
ai fratelli assassini
L’Oceano
Questa notte l’Oceano
veste i panni del Mostro:
bluastra creatura svenatasi
nel suo stesso ventre,
immense noie
trasudate da pori invisibili
urlano senza forze
un orrore accolto
nel gigantesco inganno
Occidente
Le aurore inorridite
nella parte dove
il Sole si uccide
Inediti
Vedo vortici nella piazza
e negli angoli rimandi
a dimensioni parallele
l’acqua convogliata
negli occhi predispone
a spettacoli nascosti
teatri invisibili
combinazioni di Nash
appannaggi di vetri
antichi terrori di specchi
che dicono addio
alle proprie ombre
per lasciare solo
segni potenti di luce
penna incommensurata
del fuoco scritto dentro
Nuotare nel nero
ingoiare la pena
del cercare con le braccia
l’assenza di contatto
in questo buco della luce
disperdersi a ogni mossa
Sedersi nel pensiero
per trovare una preghiera
negli angoli privi di gravità
quante anime risucchiate
avrebbero amato ancora il nastro
della voce sicura nel dire finito
il continuo dispendio
di spazio e tempo.
Tracciare una rotta,
regolare i volumi
per dare un brivido alla morte
come un cono proiettato sulla scena
apparsa a un tratto, affamata di sogni
ascoltare attoniti: il parto misterioso,
la follia di una nuova era
dove regni ancora la fiaba
Come un bambino che irrompe nella Storia
aggrappato al suo istinto e potenza
guardo l’avvenire con tragica meraviglia
mai separando presidi di buonora e malora
conosciuta l’antica radice degli incantesimi
e pozzi profondi dove il pensiero si perde
finché braccia non ne portano in superficie
secchi colmi d’acqua in un’epoca invisibile
Assenza/Presenza
In questo stesso punto dello spazio
ho richiuso il ventaglio del tempo
per vivere nel cuore e nella testa
un frangente preciso della tua vita
Nella luce ondulatoria e pulsante
è rimasta imprigionata la voce
arrivata ben prima del suo volto
o dei gesti più volte mossi nell’aria
Mi attardo nella dolce sospensione
a contemplare il cerchio e il raggio
ad attraversarlo e tutto abbracciare
soffiando piano un vento invisibile
Non proferisce sillaba il vento
quando il dio soffia d’impeto
sino a creare un suono puro
il volto ne è tutto colpito
le orecchie subito attratte
musiche continue e sospese
sul ponte tra natura e artificio
lunga strada fattasi breccia
tra gli alberi fitti: canto sovrumano
elargito in dono per così breve tempo
Aumenta la velocità nelle ruote
rettilineo dell’anima, ponte necessario
finché la strada non delimita
l’azzurro più brillante in alto
e in basso il bianco più puro
come una proiezione ritagliata
nel cielo dell’Estate ‒ cuore in attesa
quando suona una geometria in mente
immemori dei regali voraci che Lei fa:
sentirsi solo un corpo fisico, trasportato
dentro un passaggio fuori dalla ragione
una freccia aperta a ventaglio nell’aria
quadro invano dipinto, oasi di equilibrio in moto
angolo esatto dove sarebbe leggero morire
Cuore mistico
Un cuore mistico, più forte
delle molte fonti di separazione
un corpo quieto et esaltato
sin dal principio, pieno di fuoco
mani in voto eterno, donate
a una speranza incondizionata
a una conciliazione raggiunta
oltre i limiti una visione intera
del mondo infine conquistato:
rose istantanee cresciute su siepi
di una dea suprema nutrice di luce
Saverio Bafaro
Dottore in Psicologia dello Sviluppo, dell’Educazione e del Benessere; si specializza poi in psicoterapia. Tra i suoi libri si segnalano: Poesie alla madre (Rubbettino, 2007), Eros corale (2011, disponibile in formato e-book sul sito www.larecherche.it), e Poesie del terrore (La Vita Felice, 2014). Sue opere sono apparse all’interno di antologie poetiche come Quadernario ̵̶ Calabria (LietoColle, 2017), di rubriche come Lo Specchio de «La Stampa» di Maurizio Cucchi e di riviste letterarie come «Fermenti» o «Poeti e Poesia» di Elio Pecora, di blog come La Poesia e lo Spirito, poesia2punto0, Poetarum Silva, Carteggi letterari. Suoi testi sono stati tradotti in francese, arabo e romeno. È redattore della rivista di scritture poetiche «Capoverso».