IN CONVERSAZIONE
CON DUCCIO RICCIARDELLI
SUL PROGETTO VIDEO
REALIZZATO CON
MARCO BARTOLINI
The Rorschach Programme - number 1
e number 2
The Rorschach programme – number 1 e number 2 sono i primi video di una serie che Ricciardelli e Bartolini hanno dedicato al lavoro dello psichiatra svizzero Hermann Rorschach. Nel celebre test di Rorschach ci si avvale di una serie di dieci tavole, coperte di macchie d'inchiostro nere o policrome, che il paziente deve interpretare con l’aiuto del medico. Tutte le reazioni vengono poi annotate ed elaborate dallo psichiatra in una narrazione. Nella serie The Rorschach programme Ricciardelli e Bartolini utilizzano il digitale ed il materiale girato da loro con camere low fi, rielaborandolo e stravolgendolo in montaggio. Anche il sonoro preso dal vivo è remixato in studio per ottenere un cosiddetto “paesaggio sonoro”. I due autori vorrebbero stimolare nello spettatore delle nuove aperture di tempo interiore e delle immagini personali. Il video diventa dunque uno specchio per chi lo guarda, la sospensione del senso spinge, esattamente come nel test di Rorschach, ad una reazione psicologica molto forte, diversa per ogni persona che si immerge nella visione.
Nel The Rorschach programme - number 2 una persona si immerge con una telecamera go pro nelle acque dell’Isola di Capraia nell’Arcipelago Toscano come per fuggire dal suono invasivo e aggressivo del mondo esterno. Sara’ proprio nell’acqua che la sua personalita’ ed il suo Ego muteranno forma come per assumere un’altra identita’ piu’ serena e riappacificata.
Alcuni fermo immagine dai video intervallano la conversazione, courtesy degli autori
Duccio Ricciardelli
PIOGGIA OBLIQUA: Partiamo subito da questo interessante progetto The Rorschach Programme: da dove è nato e come si è sviluppato?
RICCIARDELLI : Tutto nasce da un esperimento video iniziato durante il Covid nel 2020, nel mio appartamento di Gavinana a Firenze dove ero chiuso in quarantena. Cominciai ad allestire una specie di teatrino di ombre cinesi perché non potevo uscire a fare delle riprese. Lavoravo sulle ombre, sugli astratti, riprendevo forme in bianco e nero, spesso estrapolate da vecchi filmati di archivio. A distanza con Marco, che abitava in un comune fuori città e dunque non raggiungibile, ci scambiavamo delle immagini che poi montavamo in due studi separati. Abbiamo creato molto in quel periodo di reclusione. Tra questi esperimenti abbiamo partecipato ad un contest organizzato da Brian e Roger Eno per la produzione di alcuni video che avrebbero accompagnato il loro album Mixing Colours. Con immensa soddisfazione uno dei nostri video fu scelto per accompagnare il pezzo Desert Sand, distribuito in tutto il mondo su web da Deutsche Grammophon. Da quel momento abbiamo continuato a lavorare su quel tipo di astrazione e di approccio al suono che poi riaffiora in The Rorschach Programme.
PO : I tempi e gli spazi sembrano rivestire un ruolo importante per queste immagini....
R : Assolutamente, cominciamo sempre a lavorare da un'idea di luogo, dalla geografia di uno spazio più che da una storia o da un racconto. L'idea viene discussa, poi scritta in prosa e alla fine facciamo delle prove con i video, accostandoli all'audio. E' un processo di prova molto lungo che avviene quasi tutto in studio, visto che riprendiamo raramente materiali all'esterno, se non per i lavori commerciali che ci vengono commissionati. Utilizziamo immagini realizzate nel tempo durante vari viaggi e spesso Super 8 di famiglia che stiamo digitalizzando.
PO : Riguardo ad altre vostre video produzioni , penso a Iperacusa ed a quella per Brian Eno, c’è un filo rosso che le unisce al Rorschach Programme o seguono una poetica
indipendente?
R : In tutti i nostri lavori c'è sicuramente un approccio al suono e al paesaggio uditivo del soggetto. Montiamo i nostri video come se fossero dei pezzi musicali, andiamo per stratificazione e per aggiunta, lavorando molto sugli effetti video che cerchiamo di accoppiare con i giusti suoni. Facciamo parallelamente dei tappeti sonori di musica concreta, registrando rumori, spezzoni di conversazioni e stratificazioni di registrazioni.
PO : In quali direzioni si muove la vostra ricerca? Come prende forma e si struttura?
R : La nostra collaborazione dura da un quindicennio, abbiamo cominciato a lavorare insieme su delle commissioni commerciali nel documentario e nel videoclip per poi renderci conto che il nostro linguaggio stava andando verso la sperimentazione e l'astrazione delle storie. Continuiamo a lavorare insieme su dei lavori commissionati da clienti ma il nostro scopo principale è partecipare ai Festival e a proiezioni che riguardano la videoarte e il cinema sperimentale. The Rorschach Programme è un progetto di lunga durata che diventerà un mediometraggio, composto da dieci capitoli corti che stiamo autoproducendo. Una specie di concept album, ispirato alla psichiatria e ai lavori cinematografici di William Burroughs, uno degli scrittori che ci ispira da sempre.
PO : Che profilo ha la scena contemporanea della video arte, sia in Italia e all’estero? Dove sentite di collocarvi?
R : All'estero, specialmente in Francia, Germania e Paesi Bassi la scena della video arte è molto attiva e vivace, in Italia purtroppo siamo ancora legati ad un sistema produttivo e distributivo che privilegia la narrativa alla sperimentazione sulle immagini, quindi per noi non è sempre facile mostrare in nostro lavoro che circuita in gallerie e festival di settore molto di nicchia. La nostra scelta stilistica è molto precisa, i nostri video non scendono a compromessi con i generi e con il mercato. Con gli anni ci siamo costruiti una piccola fetta di visibilità che ci permette di continuare la nostra ricerca con soddisfazione. Il mercato italiano purtroppo non permette a chi fa sperimentazione di avere un ricavo economico sufficiente per vivere di arte, dunque sia io che Marco viviamo di commissioni esterne e di insegnamento di audiovideo per scuole private e associazioni.
PO : Reale e fiction, due categorie importanti per i film makers, all’interno dei vostri lavori che parte giocano?
R : Per professione siamo partiti entrambi dal documentario, dalla ripresa video e dalla fotografia, quindi per forza di cose abbiamo come punto di riferimento il mondo esterno ma con l'audio, il montaggio e la scrittura cerchiamo di incidere in maniera diversa sul vecchio e semplice concetto di "realismo". Il nostro lavoro video è più accostabile alla poesia che alla prosa. I nostri punti di riferimento sono letterari, tra questi Rimbaud, Pirandello, Montale, Joyce e su tutti Franz Kafka. Stiamo collaborando con un regista teatrale per delle scenografie video, presto ci vedremo anche in teatro.